San Pietro al Monte

DOMENICA 3 APRILE – (Cenno storico) L’abbazia di San Pietro al Monte è un complesso architettonico di stile romanico, situato nella valle dell’Oro nel comune di Civate in provincia di Lecco.

s-pietroIl luogo, che attualmente non è più occupato da religiosi, si compone di tre edifici: la basilica di San Pietro, l’oratorio intitolato a san Benedetto e quello che era il monastero di cui rimangono solo rovine. Le costruzioni facevano parte del complesso dell’abbazia benedettina di Civate comprensiva, nell’abitato, della basilica di San Calocero e delle chiese di San Nazaro e San Vito. Due portali in pietra con sopra inciso il motto Ora et labora ci ricordano la passata presenza qui di frati benedettini.

L’imponente ciclo di affreschi della basilica di San Pietro, che ha come tema l’Apoteosi finale del Cristo e il Trionfo dei Giusti sulla falsariga dell’Apocalisse di san Giovanni, ne fa una tra le più importanti testimonianze romaniche lombarde.

La leggenda di San Pietro al Monte narra che l’ultimo re longobardo Desiderio vi costruisse un cenobio nel 772 per la miracolosa guarigione dell’occhio del figlio Adelchi grazie alle acque di una fonte, che scorre a tutt’oggi vicino alla chiesa.[1] A parziale testimonianza di una presenza tardo antica resti di una torre, cappelle, colonne e murature databili tra il V e VIII secolo.

Il più antico documento, IX secolo, cita la presenza dell’abate Leutgario con trentacinque monaci benedettini legati al monastero di Pfäfers inSvizzera.

Il vescovo di Milano Arnolfo volle essere seppellito a San Pietro 1097 dopo avervi trascorsi gli ultimi anni di vita, probabilmente la sua presenza portò ai lavori di trasformazione dell’XI secolo. L’ampliamento della struttura portò al capovolgimento dell’asse est-ovest della basilica a successivamente alla sua decorazione.

Il monastero fu distrutto per ritorsione dal Libero comune di Milano in seguito allo schierarsi dai monaci con l’imperatore Federico Barbarossa, la comunità benedettina si trasferì a valle lasciando la custodia a pochi monaci votati all’ermitaggio.

Sulla metà del XVI secolo monaci Olivetani tornarono a far vivere l’abbazia, furono scacciati definitivamente nel 1798 durante la Repubblica Cisalpina.

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Pizzo Arera

DOMENICA 24 GENNAIO – Cenni storici – Il pizzo Arera, alto 2.512 m s.l.m., è una montagna delle Prealpi Bergamasche situata lungo il crinale che separa la val Brembana dalla val Seriana in provincia di Bergamo.

pizzo-areraDi grande interesse il patrimonio sotterraneo dell’Arera, comprendente estesi sistemi di miniere dismesse e i due più profondi abissi naturali di origine carsica della provincia di Bergamo: abisso La Dolce Vita (dislivello 485 metri) e abisso dei due Increduli (dislivello 635 metri). Le esplorazioni speleologiche sono in costante evoluzione e le scoperte si susseguono da anni.

È accessibile sia da nord che da sud, e la via più breve per raggiungerlo parte a sud del monte, dalla località Zambla Alta. La partenza del sentiero si trova alla fine di una lunga strada a fondo chiuso che percorre da Zambla il lato sud dell’Arera. Qui c’è un parcheggio situato nei pressi di un camping dove, alla fine della strada asfaltata, si comincia a salire verso dei vecchi impianti di risalita non funzionanti. Si arriva alla partenza degli impianti seguendo la carrabile, e da qui si prende il sentiero a sinistra (ovest) fino a raggiungere il rifugio Capanna 2000.

Dietro il rifugio il sentiero si dirama. Scendendo si va lungo il sentiero dei Fiori, che prosegue in direzione nord fino alle baite di Mezzeno, in localitàRoncobello, mentre salendo ci si arrampica su per un crinale e una volta in cima si prosegue attraverso degli avvallamenti per sbucare ad un muro attrezzato con una scaletta in ferro e, dopo un’ulteriore salita, si raggiunge la vetta. Il panorama dalla vetta spazia soprattutto in direzione sud e verso la val Brembana.

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