Monte Cabianca

DOMENICA 20 MARZO

Il monte Cabianca può essere raggiunto sia dal comune di Carona che da Valgoglio.

Da Carona si sale verso il rifugio Calvi, situato a quota 1.990 m. s.l.m., si prosegue per ilCima_monte_cabianca sentiero direzionepasso della Portula e, prima della baita Pian dell’Asino, si sale a destra (ovest) in direzione lago dei Curiosi. Presso il lago si prende per il canalone e si sale fino al Naso di Cabianca (2.475 m). Si prosegue lungo la cresta che conduce prima alla Spalla e quindi in vetta.

Da Valgoglio invece si sale fino la località Bortolotti, dalla quale si segue il segnavia del CAI numero 268, che permette poi di raggiungere le case ENEL nei pressi della diga del lago Sucotto. Da qui proseguire verso la capanna Lago Nero, posta nei pressi dell’omonimo lago, per arrivare quindi al lago di Aviasco. Poche decine di metri dopo la diga dello stesso, seguire la traccia che sale a monte e, in circa un’ora, permette di arrivare in vetta.

Un’altra via alternativa si dirama dal passo di Aviasco (a sua volta raggiungibile dal versante della valle Seriana dall’omonimo lago e da quello della valle Brembana mediante la valle dei Frati) e sale al monte dei Frati (2.502  m) e, tramite una facile cresta, tocca la cima del monte Valrossa (2.550  m) da cui in breve si arriva alla cima del monte Cabianca.

Per informazioni, telefonare il venerdì sera al numero: 0341261043

 

Condividi i nostri articoli
Facebook

San Pietro al Monte

DOMENICA 3 APRILE – (Cenno storico) L’abbazia di San Pietro al Monte è un complesso architettonico di stile romanico, situato nella valle dell’Oro nel comune di Civate in provincia di Lecco.

s-pietroIl luogo, che attualmente non è più occupato da religiosi, si compone di tre edifici: la basilica di San Pietro, l’oratorio intitolato a san Benedetto e quello che era il monastero di cui rimangono solo rovine. Le costruzioni facevano parte del complesso dell’abbazia benedettina di Civate comprensiva, nell’abitato, della basilica di San Calocero e delle chiese di San Nazaro e San Vito. Due portali in pietra con sopra inciso il motto Ora et labora ci ricordano la passata presenza qui di frati benedettini.

L’imponente ciclo di affreschi della basilica di San Pietro, che ha come tema l’Apoteosi finale del Cristo e il Trionfo dei Giusti sulla falsariga dell’Apocalisse di san Giovanni, ne fa una tra le più importanti testimonianze romaniche lombarde.

La leggenda di San Pietro al Monte narra che l’ultimo re longobardo Desiderio vi costruisse un cenobio nel 772 per la miracolosa guarigione dell’occhio del figlio Adelchi grazie alle acque di una fonte, che scorre a tutt’oggi vicino alla chiesa.[1] A parziale testimonianza di una presenza tardo antica resti di una torre, cappelle, colonne e murature databili tra il V e VIII secolo.

Il più antico documento, IX secolo, cita la presenza dell’abate Leutgario con trentacinque monaci benedettini legati al monastero di Pfäfers inSvizzera.

Il vescovo di Milano Arnolfo volle essere seppellito a San Pietro 1097 dopo avervi trascorsi gli ultimi anni di vita, probabilmente la sua presenza portò ai lavori di trasformazione dell’XI secolo. L’ampliamento della struttura portò al capovolgimento dell’asse est-ovest della basilica a successivamente alla sua decorazione.

Il monastero fu distrutto per ritorsione dal Libero comune di Milano in seguito allo schierarsi dai monaci con l’imperatore Federico Barbarossa, la comunità benedettina si trasferì a valle lasciando la custodia a pochi monaci votati all’ermitaggio.

Sulla metà del XVI secolo monaci Olivetani tornarono a far vivere l’abbazia, furono scacciati definitivamente nel 1798 durante la Repubblica Cisalpina.

Condividi i nostri articoli
Facebook

Pizzo Arera

DOMENICA 24 GENNAIO – Cenni storici – Il pizzo Arera, alto 2.512 m s.l.m., è una montagna delle Prealpi Bergamasche situata lungo il crinale che separa la val Brembana dalla val Seriana in provincia di Bergamo.

pizzo-areraDi grande interesse il patrimonio sotterraneo dell’Arera, comprendente estesi sistemi di miniere dismesse e i due più profondi abissi naturali di origine carsica della provincia di Bergamo: abisso La Dolce Vita (dislivello 485 metri) e abisso dei due Increduli (dislivello 635 metri). Le esplorazioni speleologiche sono in costante evoluzione e le scoperte si susseguono da anni.

È accessibile sia da nord che da sud, e la via più breve per raggiungerlo parte a sud del monte, dalla località Zambla Alta. La partenza del sentiero si trova alla fine di una lunga strada a fondo chiuso che percorre da Zambla il lato sud dell’Arera. Qui c’è un parcheggio situato nei pressi di un camping dove, alla fine della strada asfaltata, si comincia a salire verso dei vecchi impianti di risalita non funzionanti. Si arriva alla partenza degli impianti seguendo la carrabile, e da qui si prende il sentiero a sinistra (ovest) fino a raggiungere il rifugio Capanna 2000.

Dietro il rifugio il sentiero si dirama. Scendendo si va lungo il sentiero dei Fiori, che prosegue in direzione nord fino alle baite di Mezzeno, in localitàRoncobello, mentre salendo ci si arrampica su per un crinale e una volta in cima si prosegue attraverso degli avvallamenti per sbucare ad un muro attrezzato con una scaletta in ferro e, dopo un’ulteriore salita, si raggiunge la vetta. Il panorama dalla vetta spazia soprattutto in direzione sud e verso la val Brembana.

Condividi i nostri articoli
Facebook

Monte Palanzone e Bollettone

MERCOLEDI’ 10 FEBBRAIO 2016 alle ore 8:00

Una classica escursione sul Triangolo Lariano, partendo da Sormano, Monte Palanzone e il Monte Bolletone.

Vale la pena fare un cenno alla storia del comune Sormano che è molto interessante.

palanzonebollettoneLa prima volta che compare il nome del paese è in un documento del 28-08-1179, tempo di feudalesimo, quel feudalesimo che si era andato consolidando durante il dominio dei Longobardi e successivamente dei Franchi, con i suoi vassalli, valvassori e valvassini. Grande vassallo imperiale di tutta la Vallassina era l’arcivescovo di Milano, già alla metà del IX secolo. Erano quindi alla sua dipendenza i valvassori dei piccoli feudi della valle. Proprio uno di questi, un certo Ottone di Sormano – riporta il documento -, partigiano dell’imperatore Federico Barbarossa contro il comune di Milano durante l’assedio del 1161 era stato dichiarato nemico dal Comune stesso.
Il Comune di Sormano viene poi riunito insieme ad altri comuni in un unico comune poi diviso in quartieri e rimase sotto il controllo degli arcivescovi di Milano fino al 1409 quando, cessato dopo oltre cinque secoli il dominio degli arcivescovi sul territorio della Vallassina, questa valle venne annessa al Ducato di Milano e da Gian Maria Visconti concessa in feudo a Facino Cane.
Dopo quattro secoli, precisamente allo schiudersi della seconda metà del XX secolo, dove sorgeva l’antico castello è stata innalzata una cinta merlata di pietra viva, arricchita di un portale in serizzo e dello stemma gentilizio della famiglia Sormani. A lato del portale è stata posta una lapide la cui iscrizione narra in sintesi la storia del castello. Le più antiche raffigurazioni dello stemma sormanico sono quelle dei celebri stemmari quattrocenteschi dell’epoca sforzesca. Il primo, noto col nome di Codice Trivulziano, è conservato nell’archivio storico civico di Milano in Castello e si ritiene sia stato compilato nel 1456. [……..]
Il 12 febbraio governo fascista, sciolta la vecchia amministrazione, cambiò nome al comune in Santa Valeria insediando in municipio un podestà che agì come autorità unica anche per le vicine Caglio e Rezzago. Al ritornò alla democrazia il 20 agosto 1947 si procedette alle elezioni per ciascuno dei risorti tre comuni.

NOTE TECNICHE
Partenza da: Sormano (820 m)
Meta: Monte Pallanzone e Bollettone
Dislivello: 616 m
Difficoltà: E.E. (se percorso chiacciato)

Condividi i nostri articoli
Facebook