Sentieri del Monte di Brianza

Cenni storici del Monte di Brianza

I paesi sparsi sul rilievo collinoso del San Genesio, più conosciuto storicamente come Monte di Brianza, hanno avuto una parte importante nelle vicende storiche brianzole.
In un documento redatto il 10 luglio 1412 in occasione del giuramento di fedeltà al Duca di Milano Filippo Maria Visconti, i piccoli insediamenti rurali di Mondonico, Olcellera, Cagliano, Giovenzana, Nava, Sarizza, Fumagallo, Campsirago, Tegnone (Ravellino), Biglio, Dozio, Aizurro, Consonno e altri appaiono come comunità autonome del Monte di Brianza.
Il nome Brianza era già comparso molto tempo prima e precisamente in una donazione datata 16 agosto 1107 con cui una ricca vedova milanese lasciava possedimenti della zona per la costruzione di un monastero in località Figina. Nell’atto si cita: “….et fundu seu monte qui dicitur Brianza”.
Nel 1428 l’Adda divenne confine fra Venezia e il Ducato di Milano: il Monte venne così costellato di rocche e fortificazioni come Airuno, Porchera, Tremonte, ecc. e costituì sempre per i Signori di Milano un naturale baluardo contro le frequenti invasioni venete come quella, forse la più importante, del 1447 – 1450 in cui i Veneti riuscirono a conquistare quasi tutto il monte; a malapena e con grandi perdite furono scacciati da Francesco Sforza dopo una cruenta battaglia combattuta intorno alla chiesa di San Genesio, ove in seguito fu edificato l’omonimo monastero.

figina

Frazione di Figina

Per assicurarsi la fedeltà dei “buoni brianzoli”, i Signori milanesi, Visconti prima e Sforza poi, concessero eccezioni e privilegi notevoli in materia di dazi alle comunità locali; ma i privilegi erano riservati solamente ai Signori di queste terre: in quei tempi di guerre e devastazioni, pestilenze e carestie, gli abitanti dei paesi del Monte di Brianza, specialmente di quelli alti come Campsirago, Giovenzana, Cagliano, Dozio ecc., riuscivano a malapena a sopravvivere con i pochi e grami prodotti strappati con grande fatica ai boschi e alla terra.

Per gli abitanti della zona furono terribili gli anni dal 1500 al 1535, periodo d’inizio della dominazione spagnola: la Brianza fu invasa da eserciti stranieri di tutte la nazionalità, francesi, svizzeri, spagnoli, che portarono violenze di ogni genere, carestie e pestilenze, peggiorando ulteriormente la già precaria condizione di sopravivenza degli sfortunati contadini.

Nel 1507 i Francesi misero a ferro e fuoco quasi tutti i paesi del Monte di Brianza e così pochi e disperati superstiti fuggirono verso Milano, spopolando la regione.
L’insicurezza del vivere quotidiano generò un grande senso religioso nei Brianzoli che in esso trovarono rifugio alla disperazione della vita; il Monte è ricco infatti di segni della Fede Cristiana: oltre al famoso eremo di San Genesio vi sono innumerevoli chiese, cappelle, monasteri: il Santuario della Madonna del Sasso, il Santuario di Dozio e molto altri.
Monasterolo, piccolo insediamento sopra Porchera, deve il suo nome al fatto che in origine era un monastero di monache di clausura, fondato intorno al 1400 da una nobile donzella della famiglia Corno; esso fu chiamato “monasterolo” per distinguerlo dal più famoso monastero della vicina Bernaga.
Nel secolo scorso, con l’avvio del processo di industrializzazione nel Regno Lombardo – Veneto e con il conseguente calo di importanza dell’attività agricola, i contadini della Brianza hanno abbandonato un tipo di agricoltura ritenuto non più remunerativo e, specialmente nei paesi alti del Monte di Brianza, si sono orientati su altre forme produttive. In questo periodo vi fu infatti un notevole sviluppo della coltivazione della vite in special modo nei “ronchi” sopra Porchera e dell’allevamento del baco da seta.
Attualmente vi sono alcuni paesi disabitati, oltre a varie frazioni praticamente scomparse, distrutte dal tempo e dagli uomini: un triste destino per le antiche comunità del Monte di Brianza.

SENTIERO N° 10 – OGGIONO – ELLO – FIGINA – MONTE CROCIONE

L’itinerario parte in località Bosisolo, sede del vecchio ospedale, che dispone di ampi piazzali di posteggio auto, all’ altezza di una tavola sinottica dei sentieri posta bene in vista all’inizio di via Locatelli, provenendo dalla strada provinciale della Santa.

Si segue la strada che attraversa il borgo fino ad imboccare la “ scalinata” che porta al Castello, dopo aver costeggiato in parte il torrente Daverio.

Da questo punto, seguendo un breve tratto di strada asfaltata, si arriva a un segnavia che conduce verso il piano che porta a Ello. Interessante fermarsi su questa piana ad osservare il recupero ambientale denominato “La Marcita” (sulle carte catastali “I Marcici” in dialetto “I Marcìt) eseguito dal Comune di Ello.

Si arriva a Ello in circa 0,30 h. sul piazzale della chiesa, che merita di essere visitata; da notare anche il campanile, forse una torre civica medioevale.

Si prosegue lungo la stretta via che porta nella piazza del paese, dove è posta la tavola dei sentieri e un segnavia indica la direzione da prendere per giungere alla località detta “ I MORT DE LA RATA” dove una cappella ricorda le terribili calamità della peste del 1630.

Si continua su sentiero fino al bivio con palo segnavia che indica la possibilità di scendere a Marconaga per imboccare il sentiero n° 11; da questo punto proseguendo verso est si arriva ad incrociare la strada provinciale Galbiate – Colle Brianza in località denominata “Ponte dell’ Oglio”.

Attraversata la strada, il segnavia indica la direzione per salire a Figina (0.40 h. da Ello) lungo un sentiero che diventa sempre più panoramico, in un ambiente naturale bellissimo dove è possibile vedere tutta la cerchia delle Alpi.

Appena il sentiero scende, (sulla destra si trova una sorgente di acqua deliziosa) si intravede il borgo di Figina, ancora oggi intatto e in parte abitato.

Merita la visita alla chiesetta e alle case circostanti; si possono acquistare prodotti di agricoltura biologica direttamente dall’ azienda che qui opera. Un segnavia indica la possibilità di percorrere il sentiero che porta a Ravellino e al sentiero n° 11. Attraversato il portone del borgo ci si porta verso EST dove un segnavia indica la direzione verso il bosco (in questo tratto si trovano spesso fango e acqua perché è l’area di sorgente del torrente Gandaloglio) da cui si sale, aiutati da segnalazioni, alla sommità del crinale dove i segnavia indicano le varie possibilità:

Monte Crocione o Cascina Alpe. Il consiglio è di vederli entrambi, salendo lungo itinerari ben segnalati.

Da questi punti sono in loco i segnavia che conducono al sentiero n° 1.

Tempo di percorrenza da FIGINA 1 h., – da OGGIONO    2.30 – 3.00 h.

SENTIERO N°11 – MARCONAGA – RAVELLINO – SAN GENESIO

Da Dolzago imboccare la strada comunale per Cogoredo, Fura e Marconaga. Qui si può lasciare l’auto nel posteggio esistente. Si raggiunge la piazzetta della frazione (che merita di essere visitata, come pure la chiesetta di San Bernardo) dove la tavola dei sentieri e un segnavia indicano la direzione del sentiero di acciottolato che sale alla località Bosina, vecchio filatoio in disuso. Qui si scende, si attraversa il torrente Gandaloglio sopra un ponte ricostruito provvisoriamente con assito e si prosegue salendo su sentiero acciottolato fino ad un bivio dove i segnali indicano la direzione a sinistra che porta a Ravellino( 0,35 ore). Nella piazzetta di Ravellino (interessante visitare l’agglomerato urbano) si trovano i segnavia che indicano le direzioni da prendere: Scerizza – San Genesio o Figina – sentiero n° 10.

Attraversata la strada provinciale Galbiate – Colle Brianza, ci si immette sul sentiero che porta a Scerizzetta indi, per un breve tratto asfaltato, fino a Scerizza che si attraversa salendo su sentiero dove un segnavia indica la possibilità di deviare verso la cascina Alpe, punto di arrivo del sentiero n° 10. Superato il bivio, si attraversa una strada asfaltata oltre la quale si arriva alla località Fumagallo. Da qui si sale per comodo e ben segnalato sentiero fino a San Genesio, punto di incontro col sentiero “ maestro” n°1.

Tempo di percorrenza da Marconaga 1.30 / 1.45 ore

SENTIERO N° 1 – OLGIATE MOLGORA – SAN GENESIO – GALBIATE

Dalla stazione ferroviaria di Olgiate M. (m. 287) conviene raggiungere la frazione di Mondonico seguendo le indicazioni stradali.

Il percorso che passa dalla località Olcellera è attualmente interessato dai lavori del raddoppio ferroviario Milano – Lecco.

Dalla località Squadra, dove si trova la tavola in legno dei sentieri, si continua verso il centro di Mondonico.

Dopo 200 m. si svolta a destra e si imbocca il sentiero n. 1 per Campsirago. La mulattiera sale con ripide curve e in località Casino svolta a sinistra ed entra nel bosco. Si prosegue in salita per un bel tratto e dopo aver superato i ruderi della cascina Campione Inferiore si raggiunge il nucleo di Campsirago (m. 676), un antico borgo oggi ampiamente ristrutturato che gode di una posizione ampiamente soleggiata e di una bella vista sulla pianura sottostante. Usciti dalla frazione, nel punto di incrocio con il sentiero n. 3 proveniente dalla Crosaccia e con altri sentieri non numerati, si svolta a sinistra seguendo sempre i segnavia n. 1 si prosegue fino a raggiungere l’ex Eremo di San Genesio (m. 832). Qui c’è la possibilità di ristoro presso il rifugio gestito dal gruppo Alpini di Colle Brianza.

Dall’Eremo inizia la lunga dorsale fino a Galbiate, alle falde del Monte Barro. Il sentiero n. 1 la percorre giungendo alla Madonnina dell’Alpe (m. 889), punto più alto di tutta la traversata. Da qui il percorso scende a destra, direttamente su sterrata, fino a incrociare la strada comunale che sale da Villa Vergano a Consonno; la si segue verso destra per 300 metri circa e, in corrispondenza di una curva, si riprende a sinistra la sterrata che porta alla frazione di Mozzana (m. 497). (una variante interessante è di proseguire la strada comunale per 100 m. oltre la curva predetta e di imboccare, sempre a sinistra, il tracciato che percorre tutta la cresta per raggiungersi al sentiero in oggetto dopo circa 10 min.). Attraversata questa frazione, si riprende il sentiero fino a Bazzona poi su strada asfaltata si arriva al cimitero di Galbiate (370). Una variante interessante è quella che dalla Madonnina dell’Alpe porta al Monte Crocione. Invece di scendere a destra sul sentiero n. 1, si prende l’evidente sentiero n. 10 in direzione di Figina (m. 635), sede di un monastero cluniacense fondato nel 1107 e trasformato in dimora rurale nell’ottocento; attualmente vi opera una azienda agricola.

Tempi di percorrenza: Olgiate Molgora – San Genesio 2 ore, San Genesio – Galbiate 2 ore.